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"Scrivere, non per cambiare il mondo, ma per accendere le micce delle rivoluzioni nell'intimità del pensiero"
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Recensioni |
Milano Finanza
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Il giornalista Umberto Ginestra in occasione della mostra allestita per l'evento "Rosso di Sicilia" del 7-8-9 dic. 2007 presso il Castello di Donnafugata - Ragusa, mi ha intervistato riportando una adeguata sintesi nella pagina "Sicilia Vino & Mercati" del quotidiano Milano Finanza, dal titolo "L'arte naif del vinarello nella terra del Barbera".
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DIPINGERE COL VINO
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Dal giornale "La Sicilia" del 6/5/2007
Pietro Barbera L'arte di dipingere con il vino

di Salvatore Mugno Dalla tavolozza alla tavola, si potrebbe dire di questa storia. Se, da un canto, l'arte può, infatti, servirsi delle più sublimi astrazioni cromatiche, concettuali e esecutive, d'altra parte essa può prendere corpo anche da quanto di più immediato, consueto, perfino infimo passi dalle nostre mani: la recente fase creativa del quarantottenne Pietro Barbera (ingegnere, docente e, da alcuni anni, anche poeta e pittore dall'estro sbrigliato), nutrita e innaffiata per così dire di «fitotecnica» e di buon vino, ne è esempio rimarchevole, collocandosi ai confini tra pittura e gastronomia, tra «vernici» e enologia. All'origine delle sperimentazioni vi sono anche delle ragioni pratiche, di «quieto» vivere: poter dipingere nell'ambiente famigliare, magari dopo cena, senza appesantire di nuovi lezzi e olezzi le stanze di casa né rischiare di macchiare indelebilmente gli arredamenti o di scialacquare le risorse domestiche? Sulla tavola da cucina, apparecchiato un cartoncino di svariate fogge e dimensioni, quasi alle prese con una «action painting» garbata, addomesticata, il nostrano Pollock cominciò strizzando e strofinando i resti di frutti e ortaggi, le parti da buttare e quelle in via di deperimento: patate, arance, angurie, melograni, indivia, melanzane.... I pigmenti della potenziale immondizia, nelle sue mani riprendevano energia, si trasformavano addirittura in prodotto artistico, dopo qualche mese di «industria», di tentativi, di azzardi?Oggi Pietro Barbera è un «cuoco» provetto, un alchimista della pittura, consapevole dei simbolismi insiti nel cibo e nelle bevande, nel «pane quotidiano» e nel vino in particolare. Da vero innovatore, da qualche tempo ha, infatti, escogitato un'altra sorprendente tecnica pittorica, quella del «vinarello», così battezzata per talune analogie con l'acquerello: «Utilizzo soltanto la pigmentazione naturale del vino. Sono il tannino e gli antociani del vino rosso e i flavoni del vino bianco che, penetrando nel cartoncino, dopo l'evaporazione della frazione alcolica e acquosa, danno il colore definitivo, che asciugando si ossida e si fissa nella cellulosa. La gamma cromatica è ovviamente dettata dal colore del vino di partenza». Barbera ne ricava soggetti assai variegati, dai paesaggi agli ambienti marini, da bizzarri astrattismi a splendidi volti e silhouette femminili, naturalmente intrisi del fascino della verve creativa. Di queste sue opere sono divenute estimatrici anche delle case di produzione vinicola, tanto che taluni lavori di Barbera hanno trovato ospitalità nella home page del portale www.vini-sicilia.it e altri sono stati esposti e ammirati nella recente edizione del Vinitaly presso lo stand delle Cantine Birgi. «Il colore del vino mi fa immaginare le sfumature possibili, così provo tutti i tipi di Nero d'Avola, i rosati, i bianchi, aggiungendo talvolta dei liquori, che hanno colorazioni più intense, non ottenibili con i soli vini: il nostro Ericino per il verde, il Marsala e il Nocino per certe tonalità del giallo... I vitigni siciliani rossi, più carichi di colore, sono tra i miei preferiti, ma anche il Merlot, il Barbera, il Marzemino, gli ambrati e i passiti, che sono adatti alle "nuance" più chiare...», aggiunge il pittore. Come non ricordare, in conclusione, quel bellissimo racconto di Leonardo Sciascia, tratto dalla raccolta omonima, «Il mare colore del vino» (Einaudi, 1982), in cui, guarda caso, l'ingegnere Bianchi sostiene: «Non si può aver fede nella tecnica senza aver fede nella vita...».
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L'autoironia di Pietro Barbera
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L'autoironia di Pietro Barbera
Assolutamente moderno anche in pittura, assolutamente sincero, assolutamente acuto nella presa di coscienza della crisi esistenziale.
Pietro Barbera, disimpegnato dal falso e dal vuoto dell'esistenza, compie riflessioni su se stesso, sull'uomo moderno, che diviene così oggetto stesso dell?opera, idea di poesia... poesia.
In particolare, il poeta è attento alla ritualità della vita e, spoglio di ogni sentimentalismo esasperato, gioca con le angosce inespresse.
Effetto di mestiere poetico naturale, prestigio di saltimbanco...?
Tutta la raccolta poetica sviluppa il desiderio di non sottrarsi alla realtà, ma di riparare ai frantumi ed allo sconforto degli avvenimenti, con il desiderio della riflessione.
Potremmo dire che Pietro, pittore-poeta, colora l?Albero della vita con pazienza, meditazione, sogno. Talvolta anche con saggezza....
Turbato dal dolore e dall'indifferenza collettiva, rimedia con la libertà smisurata della fantasia e dell'autoironia.
Così il poeta è e rimane "...Un tuffatore polinesiano/ che nella fosca trasparenza dei fondali scova perle/ lucenti per il cuore."
Rosa Maria Ancona
Scrittrice |
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L'arte come gioco emotivale. Nic Giaramita
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Trapani, settembre 2006
PIETRO BARBERA: L'arte come gioco emotivale
Sull'ingegnere Pietro (Piero) Barbera, come pittore e come poeta, è stato scritto tutto, o meglio, ci illudiamo che tutto sia stato scritto a ben rileggere una congerie di pubblicazioni che lo riguardano; tutti ne hanno parlato bene e che ciò non è gratuito incensamento lo dimostra il fatto che gli sono stati attribuiti una selva di riconoscimento, targhe, megaglie, coppe e consensi non solo nazionali. E' altrettanto certo che ?Piero? sta vivendo, in una escalation, senza soluzione di continuità, uno "stato di grazia" davvero fuori dal comune, una ferrea volontà di raggiungere certi obiettivi attraverso una capacità creativa che certamente affonda le sue radici nel raggiungimento di una agognata situazione di equilibrio psico-fisico non disgiunta da una serenità intimistica di facile lettura.
Dunque dicevamo che sul nostro Piero è stato detto tutto . Falso . Retorica a parte, ogni autore è fonte inesauribile di rivisitazioni o aggiornamenti o, ed è la maggior parte dei casi, reinterpretazione della fonte ideale e di ciò che la identifica. Vediamo, allora, di scavare più a fondo cercando di dare un taglio un po? diverso ai principi cui si ispira la sua arte.
Oggi abbiamo l?illusione che l'uomo abbia finito, finalmente, col conoscere sé stesso; ripetiamo: è mera illusione, se così non fosse non rincorrerebbe in costanza di ricerca nuove tecnologie, nuove filosofie sull?oggetto-soggetto pur mantenendo quel misterioso senso della "meraviglia" ed esserne irrevocabilmente attratto. Meravigliarsi, subito il fascino dell'anima nascosta, rimanere bambino!
L'eterno bambino. Anche il più smaliziato premio Nobel o grande scienziato non sfugge a questo teorema eterno. In questo contesto si pone tutta la pittura moderna o post-moderna, apparentemente rivoluzionaria, apparentemente in contrapposizione ai principi dell?estetica rinascimentale o hegeliana, classica in ogni caso anche se ogni tanto spunta un Annigoni, un De Stefano (uno degli ideatori del GRUPPO SUD assieme a Guttuso) erede di Hieronimus Bosch, una Vicenti, uno Stanislao. I più audaci o i più intemperanti o i più "curiosi" varcano le famose "Colonne d'Ercole" per tentare un'avventura fuori da ogni manuale come Pollok, Brancusi, Kodra, Botero tanto per citarne alcuni fra i più famosi, ma ci sono anche le cosiddette "opere horror"; ovviamente non ci riferiamo a Munch ma a un bassorilievista tedesco, di cui ricordiamo il nome che, a quanto pare, faceva delle composizioni a collage con ossa di animali, qualcuno disse: ossa umane ma non c'è alcuna dimostrabilità storica, come invece c'è certezza di opere "arte" oppure "oggetti di bell'arredo" creati con pelle umana "opportunamente" conciata; ovviamente qui ci troviamo nel campo minato dei crimini nazisti. Certamente queste macabre figurazioni hanno del patologico spinto alle estreme periferie della follia umana essendo, nel contempo, apologia del cattivo gusto. Ecco, a nostro parere, non poca arte, cosiddetta moderna o post-moderna, cade in questi nefandi principi mancando quello stimolo a fuggire dall'assurdo per rientrare in quella sana umanità, in quegli ideali, in quella sempre nuova scoperta dell'"io" e del suo mondo interiore capace di fare dell'artista il portatore sano di verità assolute in un contesto di intelligenza umana e di estro creativo.
In questo ultimo assunto si inserisce il nostro Piero Barbera non solo per il suo mondo figurale ma in particolare per la sua tecnica sicuramente innovativa: "vino acquerellato". Imprigionare in uno spazio delimitato, quale è la misura del cartoncino Fabriano, il profumo della madre terra e, come in evanescente effluvio, far emergere figure e nature morte, scorci paesaggistici e semantica del segno. Il vino quale rifiuto viscerale di prodotti chimici, il vino come sangue vermiglio della nostra sicula terra, il vino quale lacrima e sorriso di questo splendido universo mediterraneo. Dal punto di vista ideologico) strutturale e contenutistico ci è d'obbligo richiamare Heidegger e la sua teoria circa il linguaggio (pittorico) come dimora dell'essere e quell' intrinseco accadere della verità diversamente dai modelli formali. In questo senso le opere del Barbera, fortemente passionali, sembrano avere una doppia anima: quella che si "vede" e quella che "pulsa", un po' come il famoso e sintomatico "occhio di Peynet". Come in un caleidoscopio le immagini barberane scorrono senza soluzione di continuità salvo a tornare, poi, nella nostra mente, nel nostro cervello con sorprendenti "fermi immagini". A noi sembra, tanto per non usare paroloni, in accordo al suo segno astrologico, Gemelli, che Piero dipinga non solo il mondo suo ma tutto l?universo umano riuscendo ad umanizzare anche l?irreale, il paesaggio che trascolora verso l?ipersensibile attraverso un?architettura che "respira" e che piange e che ride e che gioisce e che si dispera e che grida e che supplica e che gode delle forme e delle linee sensuali ed erotiche che si librano in un pigmento vellutato. Colori caldi passionali ma non volgari né violenti. Baricentri perfetti, prospettive "colte a volo" attraverso splendi di contrasti e giochi di colori.
Apparentemente il colore, tanto per restare in tema, sembrerebbe sporco ma non lo è, se così fosse l'autore avrebbe tradito il principio della tecnica usata, se mai potremmo parlare di "dovuta" opacità al fine di ottenere l'esaltazione della naturalezza del soggetto "raccontato", una specie di dagherrotipo immerso in un lirico verismo.
La linea barberana produce delle strane sensazioni, pare rinascere e prolungarsi dal tempo e dallo spazio; la retina gode dell'incanto e scruta a meraviglia restandosene basita.
Artista eclettico, non sai quando, nella sua poliedrica e contrastante attività, è il poeta che parla e quando il docente, quando l'ingegnere e quando il pittore, quando il geniale e intuitivo bambino che gli è dentro e quando l?uomo fuori dell'anagrafe temporale, quando il tecnico razionale e quando il sognatore.
A proposito di poesia, noi riteniamo che nell?arte di Pietro Barbera essa occupa un posto non proprio primario rispetto alla pittura e così la pittura nei confronti della poesia e il motivo è semplice: tutte e due le espressioni artistiche hanno un minimo comune denominatore: sorprendenti effetti plastici che attingono al colore "corposo" di certi aggettivi e di certe connotazioni tanto quanto certe cromatiche evoluzioni linguistiche. Sia in pittura chi in poesia, non ce ne voglia l'autore, da una analisi introspettiva più puntuale affiora, come da un limpido specchio d'acqua, l'idea del "peccato", ovviamente non quella biblico, ma quello che pervade il mondo delle emozioni e delle sensazioni, basterebbe osservare, fra l'altro, la tonalità dei colori quale fenomeno e chiave di lettura. Ne consegue che l'arte del Barbera si agita all'interno di una ambiguità simbolica che nasconde e ben camuffa la repressione e la sofferenza. Dunque arte iconografica volta a rappresentare il mondo interiore dell'autore il quale si illude di rappresentare la "sua" storia quando in effetti è storia antropologica di tutta l'umanità sin dal suo apparire sulla terra.
Personaggio d'annunziano, sotto non pochi aspetti, non cede alla facile retorica tanto che, pur celebrano l' "eterno femminino" lo emenda dall'effimero così come dall'inutile dannoso.
Nic Giaramita
Critico d?arte.
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Le tue poesie
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Le tue poesie sono l'incontro con te stesso e i tuoi sentimenti, lo esprimi semplicemente, un linguaggio comprensibilissimo, nel leggerle regali emozioni.
Tra il lavoro e la famiglia trova sempre il tempo....per scrivere e dipingere......due nobili arti che
arricchiscono chi le fa e chi le guarda e....ascolta.......
Luisa Borin |
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DVD POESIA ED ARTE
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I poeti cantano, i pittori fanno sognare, ma fino ad oggi tutto questo avveniva soltanto sulla carta o sulla tela. La tecnologia permette ora ad entrambi di esprimersi con valenze che toccano tutti i sensi. Ne sono un esempio i DVD realizzati da Maresa Baur e da Pietro Barbera. Un pittore dal tratto magico e una poetessa non solo dalla penna, ma dalla voce che accarezza, colpisce, ferisce, molcisce. Basta ascoltare "Un uomo di mare", poesia di Maresa Baur dedicata a Bruno Fael e osservare il ritratto di Maresa tracciato da Rocco Spider. Luciano Garibaldi
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Artisti nota critica di Valeria Serofilli
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Nota critica di Valeria Serofilli alla lirica "Artisti" di Pietro Barbera
Dell'impegno poetico di Pietro Barbera, autore distintosi tra i numerosi concorrenti dell'edizione 2004 del Premio Astrolabio Poesia di cui sono Presidente, apprezzo particolarmente questa lirica.
Artisti in grado di varcare le soglie del finito e del razionale aprendo cieli chiusi e trafiggendo inesplorate galassie.
Artisti capaci di ricreare il macrocosmo in una sorta di cortocircuito con il microcosmo interno, scrivendo libri con <<pennellate decise / per l'acquarello / della realtà>> perchè la pittura, del resto, è poesia silenziosa e la poesia pittura che parla (come scrive Simonide, cit. in Plutarco, Opere morali, III, 346).
Ottica in cui rientra anche l'oraziano ut pictura poesis, principio a me particolarmente caro a cui si attiene la mia seconda raccolta poetica Tela di Erato (Sovera Multimedia, Roma, 2002).
"Le pennellate decise" riecheggiano negli "slanci psichici", negli "spazi mentali"e ancora nell'"anelito tracotante" degli ultimi versi della lirica in oggetto: <<anelito tracotante - sgretolate le apparenze - / d'insopprimibile / libertà>>.
Il poieo, questo prezioso manufatto che <<genera mosaici / cangianti d'umore / sempre diversi>> non può essere insegnato ma solo trovato.
Come ci insegna il poeta Femio i cui versi <<Da solo imparai l'arte, un dio tutti i canti m'ispirò in cuore (Odissea XXII, 347)>> sono posti ad esergo del mio ultimo lavoro ancora inedito Nel senso del verso.
Al caro Pietro Barbera i miei più cordiali auguri che la sua vena poetica continui a sgorgare ricca e proficua.
Valeria Serofilli |
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E' come un brivido...
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Le Tue nuove poesie profumano di mare, di calda dolcezza, sereno il respiro, odori, profumi, riti silenti della erotica, sorniona, coinvolgente Sicilia dei suoi colori da te unificati nel linguaggio di un artista innamorato follemente della Sua Terra. MARESA BAUR
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Poetry Art 05-Mostra Galleria Li Muli Trapani
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«Scrivere, non per cambiare il mondo, ma per accendere le micce delle rivoluzioni nell'intimità del pensiero». Aforisma ricorrente in alcuni quadri di Pietro Barbera che per una settimana, forse più, sono rimasti esposti presso la galleria «Li Muli» a Palazzo Riccio di Morana.
Dovrei parlar di colori, immagini, forme, uso della luce, visto che si tratta di una mostra di quadri, eppure la personalità multipla di Pietro pittore ed insieme poeta (affetto da una sana patologia intellettuale che lo rende professionista inquieto, diviso tra il rigore dei calcoli ingegneristici e l'ossessione per ogni forma d'arte), non riesce a scindere l'immagine dalla parola. Perennemente oscillando tra l'una e l'altra (e perché vincolarsi ad una scelta?) trascina con sé, in questo movimento, chiunque legga i suoi quadri, o guardi le sue poesie. Gli uni racchiuse nelle altre; questi dipinti nei versi.
Una schizofrenia artistica che, proprio in virtù della personalità multipla che vi traspare, affascina. E mi chiedo: affascina più il tratto grafico, l'uso di materiali naturali, come nei quadri tinti con vini bianchi e rossi della nostre terre?.... oppure prevale l'affabulazione del verbo? Insomma detta più prosaicamente: si apprezza il pittore, o di più il poeta? E poi: v'è più poesia nello "scrivere non per cambiare il mondo" o piuttosto nel dipingere un nudo di donna usando patate, melanzane, melograni e bucce di pesca? Non sono riuscito a sciogliere questo nodo. Però ho "provato" qualcosa davanti ai quadri. Mi hanno trasmesso dei "segnali". Poiché non sono critico, in grado di valutare la tecnica pittorica, né tanto meno conosco la storia dell'arte, in misura tale che possa inscrivere l'artista in una corrente piuttosto che in uno stile, la mia empirica valutazione, viscerale se volete, è quella puramente emotiva.
Provo emozione; dunque mi trovo davanti ad un'artista.
Storceranno il muso i puristi, ma tant'è! Mi ha colpito anche la soluzione pragmatica di alcune "opere" stese su corde da biancheria e ad esse fissate con regolare molletta d'ordinanza. Provocatorio atto innovativo? Vi è in ciò una scelta da avanguardia artistica? Se conosco bene Pietro (per quel poco che lo conosco), s'è trattato solo del modo semplice, economico, di mostrare quanto più possibile dei suoi lavori.
Laddove non c'è spazio sulle pareti, Pietro Barbera, con una operazione tanto semplice, quanto economica, è in grado di esporre altri venti, trenta quadri. Non vi è anche in questo un tocco di geniale sensibilità artistica, che travalica quella sana forma di esibizionismo intellettuale che deve avere chiunque si proponga al pubblico? Mi ha sorpreso. E dire che molti di questi quadri li avevo potuti già apprezzare presso lo studio di Pietro, dove egli, tra un calcolo statico ed un progetto, elucubra le sue ricerche pittoriche. Coinvolgendo in esse anche la figlia (quanta poesia c'è nell'esporre insieme ai propri i disegni della propria bambina?).
Da essi (padre e figlia), attraverso un altro scritto, un altro pensiero fluttuante e "imprigionato" su un foglio da disegno, ci giunge l'ennesimo significato (spiegato a chiare lettere a chi proprio non vuol comprendere): «i bimbi trovano sempre soluzioni semplici a ciò che gli adulti complicano». Non meno importate, la presenza di un altro artista in mostra: un fotografo, Antonello Incagnone, che offre una breve panoramica sulle sue produzioni. Foto evocative, ricercate nella loro semplice composizione. Su tutte la serie delle donne sulla panchina. Stesso angolo visuale, soggetto sempre diverso in atteggiamenti simili. E ci si chiede? Sono modelle, donne di passaggio? Attimi di vita congelati da uno scatto, oppure sapiente ricostruzione della realtà? E ancora una volta rispondo a me stesso: non sono neppure interessato a saperlo. Solo mi hanno emozionato. Infine l'ultima domanda, quasi una considerazione: non è che Trapani ha in sé le risorse per cambiare, per essere diversa dalla sonnolenta città che conosciamo?
E se davvero bastasse «Scrivere, non per cambiare il mondo, ma per accendere le micce delle rivoluzioni nell'intimità del pensiero»? Trapani 17 dic. 2005 Fabio Pace (Giornalista) |
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Poeta, artista, uomo.
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Pietro Barbera, acquerellista e poeta.
Qualunque sia il soggetto rappresentato, traspare sempre l'uomo che riflette il suo contatto con il proprio sè più profondo. Una scrittura, quindi, autobiografica, interiore, edonista, garbata, delicata, ma sicura e precisa, piena di inventiva, veicolata di getto da una mano certamente dotata.
Nell'artista convivono, senza conflitti, due anime, l'ingegnere razionale e il creativo, che si completano a vicenda in una personalità artistica che tende a conciliare, unire, mai a dividere, non crea fratture o contrasti. Ed è quest'armonia che lo spettatore percepisce inconsciamente.
Lui gioca e si diverte con i colori come con le parole. Gli acquerelli poetici sono una riuscitissima sintesi tra parola e colore, tra pensiero e forma. Emerge una spontaneità creativa, una facilità di tradurre il pensiero o la sensazione in forma, senza apparente sforzo espressivo, perfetto connubio tra mente e mano.
Rosa Scuderi. Autrice.
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Dal lato della pittura
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Da tanti anni frequento Pietro Barbera, solo da pochi incomincio a conoscerlo nella sua vera dimensione attraverso la sua poesia, quasi sempre, colta, raffinata e piena di intensi sentimenti. In essa si evince il suo spirito libero, sedizioso e travolgente non legato a futili schemi; geniale nel saper cogliere i momenti più vibranti degli eventi drammatici e straordinari, per dirla in breve la sua lirica non conosce limiti. Forte delle sue convinzioni non è facile distoglierlo. Concepisce il colore e le figure come spazio imprescindibile nel quale far fluttuare le sue poesie, se poi il colore è sporco un motivo in più per avvicinarsi alla fulgida terra. Spesso utilizza il colore "primitivo" su di un foglio bianco: il rosso ricavato dalla polpa di un pomodoro, il verde prodotto da una pianta grassa, il nero da una brace ecc., forse, in questo suo atteggiamento sicuramente vuole tributare lodi a madre natura. A noi non resta che ammirare e pensare................
Pasquale Gruppuso (Pittore)
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Disegni e poesie
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I disegni, gli acquerelli, i lavori pittorici- così come le poesie - di Pietro Barbera ibridano e sprigionano, in maniera sapida e coinvolgente, istintività e felicità fanciullesche con fraseggi e punti di vista maturi, consolidati, definiti. I suoi soggetti, al pari della sua tavolozza, si radicano, insieme, nel primordiale, nel mitico, nell'esemplare e nell'ultramoderno, nel futuribile, nel fantastico. I suoi "modelli" appaiono molteplici, si direbbe che sono tutti quelli che ha conosciuto e che, senza forzature, ha saputo specularmente ricreare, in misure diverse, nei suoi cartoni. Sia pure da novizio, da naïf, da autodidatta del "pennello" (spesso magicamente tramutato in un pomodoro, un legume o una melanzana.....) Pietro Barbera nella sua attività figurativa possiede e manifesta, a nostro avviso, il background, le energie e i crismi dell'opera artistica.
Salvatore Mugno (scrittore)
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Giancarlo Angelini
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Ho commento del poeta e amico Giancarlo Angelini di Genova alla poesia "Il sole in valigia" http://www.pietrobarbera.it/poesie.asp?cmd=resetall
...La tua ultima poesia "Il sole in valigia" ha un inizio da favola per ragazzi e prosegue con l'itinerario della vita (la tua) espresso con grande profondità e parole semplici. cosa molto difficile da sviluppare...
Giancarlo Angelini (Poeta)
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Erotic Art
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Gli acquerelli di Pietro Barbera sprigionano felicità fanciullesche. Il tratto sicuro e netto che delimita le figure le rende concrete, ma nel contempo le amplia, mutandone l'aspetto e la forma, ponendo così l'artista in bilico tra l'immanente e il trascendente. Le donne, sensuali e sognanti, sono amate e accarezzate, godono del tocco lieve delle brezze.
Recensione sul sito http://www.liberaeva.it/painting1.htm |
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Premio Molino -Messina
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Vincitore del V Premio Letterario Internazionale "Giuseppe Molino" (Torremassa(ME))-
(1° Class.) Sezione poesia in lingua. Palazzo Zanca- Messina 14 novembre 2004
Premiazione

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Premio Nuovo Fata Morgana 2004
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Reggio Calabria - 1° Premio per il Libro "Il Tempo sospeso" - Premiazione.5.6.2004
La poetessa Rossana Rossomando premia Pietro Barbera

Targa del Premio |
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"Grammaticalmente" No correct
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Non so se Piero Barbera quando ha pensato di tracciare il suo itinerario creativo, intendesse ricercare dei linguaggi stilistici "grammaticalmente" corretti ( e spesso fossilizzati e noiosi ), non ha una grande importanza. Ciò che mi ha stupito quando ho visitato il suo studio è stata la grande energia nel mostrarmi le sue opere oniriche "pervase" da una luminosa e vibrante cromaticità. Una pittura ( ovviamente non disgiunta dalle sue opere poetiche ) in cui alla "passione" del colore si sovrappone la fantasia del segno, con imprevedibili andamenti, che mostrano il carattere impulsivo e "surreale" della sua condizione creativa. Incolore? insapore? inodore? Questi termini non appartengono al mondo di Piero, anzi egli ci fa intravedere attraverso l'arte una possibile via di fuga da un'esistenza priva di passioni ed emozioni. Ci racconta della libertà e della sua bellezza "grammaticalmente" scorretta......
Antonio Sammartano. Artista. http://www.antoniosammartano.it/
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Funambolismi
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Autodidatta eclettico e poliedrico, mai scontato, si distingue per aspetti caratterizzanti che si ritrovano come costanti sia nel figurativo che nell'astratto. Il tratto sicuro e netto che delimita le figure le rende concrete e costruite, ma nel contempo le amplia, mutandone l'aspetto e la forma, ponendo così l'artista in bilico tra l'immanente e il trascendente. Gli elementi architettonici che ricorrono in molte opere, retaggio della sua formazione ingegneristica, lasciano intravedere scenari di mondi fantastici. Attraverso oblò e finestre si scorge un simbolismo denso di sensualità e di rimandi archetipici e soprannaturali. Nella sua vasta produzione si alternano suggestioni surrealiste con ispirazioni impressionistiche che stupiscono lo spettatore con allusioni compositive e coloristiche inaspettate. Negli astratti predominano le geometrie avviluppate in giochi concentrici di spirali che veicolano un senso di energia interiore che si sviluppa verso l?esterno, coinvolgendo lo spettatore. Qualunque sia il soggetto, traspare sempre l'uomo che riflette il suo contatto con il proprio sé più profondo. Una scrittura quindi autobiografica, interiore, edonista, garbata, delicata, ma sicura e precisa, piena di inventiva, veicolata di getto, da una mano certamente dotata. Anche i paesaggi sono colmi di materia interiore. Le marine riflettono la suggestione struggente di un occhio affascinato dalla propria terra. Le donne, sensuali e sognanti, sono amate e accarezzate, godono del tocco lieve delle brezze, dei veli che avviluppano, delle acque che le rivestono. Dai volti il piacere e lo stupore di essere dentro gli elementi naturali. Le donne-pesce o le donne-sole sono più ieratiche, ma mai intrappolate nella loro funzione simbolica. Sorridono allo spettatore. I colori sono rassicuranti, gli accostamenti impensati, di grande effetto, essi sgorgano dal pennello dietro l'onda dell'ispirazione momentanea. Nell?artista convivono, senza conflitti, due anime, l'ingegnere razionale e il creativo, che si completano a vicenda in una personalità artistica che tende a conciliare, unire, mai a dividere, che non crea fratture o contrasti. Ed è quest'armonia che lo spettatore percepisce inconsciamente. Gioca e si diverte con i colori come con le parole. Gli acquerelli poetici sono una riuscitissima sintesi tra parola e colore, tra pensiero e forma. Emerge una spontaneità creativa, una facilità di tradurre il pensiero o la sensazione in forma, senza apparente sforzo espressivo, perfetto connubio tra mente e mano. Il messaggio è sempre rassicurante, anche quando l'artista gioca con simboli arcani e misteriosi. La simbologia, comunque appartiene solo in parte alla tradizione iconica, di solito è totalmente inventata e rappresenta la sintesi del suo sentire. Ama sperimentare il colore e le forme con gioia, lo arricchisce con i succhi dei melograni, delle ciliegie e degli ortaggi, come le alchimie di un apprendista stregone. Il risultato è una vitalità prorompente, coriandoli dell?anima, per citare una sua poesia, spruzzi di vita che sorprendono per la varietà delle forme e per la novità dell'invenzione. Vele gonfie di vento, donne-sole e le donne-pesce, sirene baciate dai chiaroscuri, fondali marini, acquari e mondi di tritoni, finestre su civiltà incantate, cortine di luci, trasparenze riflesse, nasoni, clown beffardi che ammiccano sornioni per agganciare l'immaginazione e la complicità dello spettatore, figure che si trasformano in qualcos'altro, linee ininterrotte che fluiscono in sorprendenti stelle filanti?
Rosa Scuderi. Saggista. |
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Recensione di Salvatore di Marco
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IL TEMPO SOSPESO DI PIETRO BARBERA DI SALVATORE DI MARCO
--Avevamo letto già qualche mese Il tempo sospeso, la prima silloge di liriche che il poeta trapanese Pietro Barbera ha pubblicato a Palermo (Edizioni Thule, Palermo 2003, prefazione da Salvatore Mugno) trovando l'occasione di quella lettura non priva di un sicuro interesse. Adesso, alla rilettura, riscopriamo i motivi che già ci avevano persuasi attorno ad un dato essenziale, e cioè che Pietro Barbera ha indubbiamente il cuore e la mente del vero e autentico poeta. In sostanza, ne possiede il temperamento e la vocazione. --Per il fatto che egli abbia "scoperto" e praticato la scrittura in versi dopo i quarant'anni (oggi ne conta quarantacinque), non si può perciò dire che le varie coordinate della sua poetica (nucleo tematici, interessi del sentire, sensibilità, forme del pensiero, e così via) e del modello formale posto in atto (linguaggio, stile, struttura del verso, equilibrio del dettato, ecc), siano quelle definitive, quelle cioè sulle quali il poeta potrà stabilizzare i segni letterari di riconoscimento. --Anzi, si sente chiaramente nel libro che il poeta sta vivendo la prima stagione della propria esperienza di scrittore, e che quindi assegna a questa stagione il compito di avviare una ricerca dell'espressione, della forma e dei temi, o meglio, delle sue narrazioni, sulla cifra variabile del puro istinto creativo. È quindi chiaro che, quando le cose stanno così, la verifica è il necessario compimento della ricerca. E come si sa, ci sono in campo la verifica dell'autore e quella a carico della critica. --Noi crediamo che Pietro Barbera non debba attendersi - non è ancora il tempo - che la critica s'appresti alle procedure della verifica per la quale invece egli qualche altra prova dovrà ancora far maturare. Noi, intanto, cogliamo di tale percorso la letterarietà come merito già raggiunto felicemente, e la confrontiamo con favorevole risultano al progetto di poetica già posto in itinere dal nostro valente autore.
--Dicevamo dei nuclei tematici, e ne segnaliamo alcuni tra quelli di più felice compiutezza espressiva. Uno di questi riguarda il senso della cosmicità, della sideralità, dell'infinito, con cui il poeta sintonizza il proprio respiro. E superando ogni sgomento per la fragilità umana egli stesso si pone come partecipe del respiro universale. La stessa sensazione proviamo leggendo le poesie del cosmo di Giovanni Pascoli. --Vi è inoltre, nei versi di Barbera, ad aleggiare il segno di quel mistero del tempo che scorre e consuma la nostra esistenza terrena, non per annientarne il valore, ma per restituirci al fluire degli spazi infiniti, noi stessi poi aria e luce nel mondo. E per converso, il nostro autore recupera la poetica commossa delle cose quotidiane e minute, riproposte con attente e ineccepibili descrizioni quasi da ècole du regard . E non può essere, infine, trascurato l'amore del poeta per la sua Sicilia, ricordando in modo particolare i versi dedicati a Mozia, a Erice o a Segesta coniugando i passaggi a lui cari ad una sorta di classicità dell'oggi. --Va detto che tutta l'umanità di Pietro Barbera affiora in quelle liriche dove sono gli effetti familiari, il mondo intimo del cuore, che trovano nel canto la loro rappresentazione. --Come si vede, un mondo poetico quello di Barbera ricco di motivi e bene articolato. Diciamo, in conclusione, il Il tempo sospeso è un buon libro di buona poesia, ma invece la apre verso quegli sviluppi che attendiamo
Palermo, 14.09.2004
Prof. SALVATORE DI MARCO |
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Acquarelli -Poetry Art
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PIETRO BARBERA e la sua arte.
I disegni, gli acquerelli, i lavori pittorici- così come le poesie - di Pietro Barbera ibridano e sprigionano, in maniera sapida e coinvolgente, istintività e felicità fanciullesche con fraseggi e punti di vista maturi, consolidati, definiti. I suoi soggetti, al pari della sua tavolozza, si radicano, insieme, nel primordiale, nel mitico, nell'esemplare e nell'ultramoderno, nel futuribile, nel fantastico. I suoi "modelli" appaiono molteplici, si direbbe che sono tutti quelli che ha conosciuto e che, senza forzature, ha saputo specularmente ricreare, in misure diverse, nei suoi cartoni. Sia pure da novizio, da naïf, da autodidatta del "pennello" (spesso magicamente tramutato in un pomodoro, un legume o una melanzana.....) Pietro Barbera nella sua attività figurativa possiede e manifesta, a nostro avviso, il background, le energie e i crismi dell?opera artistica.
Salvatore Mugno (scrittore)
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LE RECENSIONI DI GUIDO BAVA
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LE RECENSIONI DI GUIDO BAVA
http://www.ilsalottodegliautori.it/recensioni.html
IL TEMPO SOSPESO poesie di Pietro Barbera - Thule Assoc. Cult. - Palermo 2003 - euro 15,00 Chi, come Pietro Barbera, dispone di una ricca dotazione di sentimenti naturali ed ha la propensione naturale ad esprimere e proporre a terzi, in versi, i propri concetti e le proprie sensazioni, è naturalmente poeta. IL TEMPO SOSPESO è, come lo definisce giustamente nella prefazione Salvatore Mugno, "il desiderio del dire" il bisogno di raccontare se stessi attraverso innumerevoli momenti della propria esistenza, rendendone partecipi gli altri in senso lato, un "dire" irrinunciabile che prorompe e si fa verso inanellando ricordi di cose, di luoghi del vissuto e d'amore, alimentando sia profonde riflessioni introspettive, che attenta e consapevole partecipazione ad eventi di importanza universale. Il tempo che fugge "...attimi che sfuggono incontenibili...". "Sospendo le stille di secondi per amare il presente... con le mie parole addormenterò i giorni, manderò in letargo il tempo." Tempo per vivere, per sognare e amare. Suoni. Voci, ritmi, si contendono la testualità, il senso del messaggio, ognuno ha la propria funzione sia che connotino un luogo, sia che caratterizzino un personaggio o una situazione particolare. La forma scelta per i componimenti e la scorrevolezza del verso impiegati, s'impongono come forma comunicativa e facilitano il rapporto fra l'Autore e chi legge. |
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